Farina di grillo, fonte foto Pixabay

Insetti commestibili, la reazione dell’Italia: identikit del consumatore e come intervenire

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Qual è la reazione degli italiani rispetto al consumo di insetti commestibili? Attualmente sono nel nostro Paese è consentito l’acquisto ed il consumo di quattro specie di insetti edibili: il grillo domestico (Acheta domesticus) parzialmente sgrassato, le larve del verme della farina minore (Alphitobus diaperinus), le tarme della farina (Tenebrio molitor) essiccate e la locusta migratoria (Locusta migratoria).

Se da una parte il governo vara nuovi decreti che regolano la commercializzazione degli insetti commestibili, dall’altra l’atteggiamento del consumatore sta gradualmente mutando, adottando posizioni più “morbide” e favorevoli verso l’arrivo sulle nostre tavole dei novel food.

Insetti commestibili, l’identikit del consumatore

Iniziare a consumare insetti commestibili, 21Bites
Iniziare a consumare insetti commestibili, 21Bites

Secondo una indagine realizzata tra ottobre 2021 e settembre 2022 – ovvero prima che l’argomento diventasse di stretta attualità – e presentata durante un incontro promosso dall’Università di Bergamo, è emerso l‘identikit del consumatore più aperto al confronto con il nuovo alimento.

Nel dettaglio, i più propensi al consumo di insetti commestibili sono risultati essere uomini di età più matura rispetto a coloro che sono apparsi più diffidenti. I potenziali consumatori sono attenti sia all’ambiente che alla salute, con un occhio di riguardo ai benefici che possono derivare dagli stessi alimenti. Tra le altre caratteristiche ci sarebbe anche una maggiore predisposizione alla curiosità ed alla sperimentazione di nuovi cibi, perfettamente in linea con quanto accade nel resto d’Europa.

Tra i più favorevoli – ha spiegato l’autore dell’indagine Riccardo Valesi – ci sarebbero coloro che hanno già avuto occasione di sperimentare ed assaggiare alimenti a base di insetti.

Farine di insetti: il caso di Biella

Farine a base di insetti, fonte 21Bites.it
Farine a base di insetti, fonte 21Bites.it

Il mercato europeo ha gradualmente aperto le porte a prodotti a base di insetti commestibili, con un occhio di riguardo alle polveri. Sempre più spesso, dunque, le farine di insetti – in particolar modo la polvere di grillo – vengono impiegate non solo per la realizzazione di prodotti fa forno, ma anche per arricchire zuppe ed altri piatti e bevande, contribuendo ad aumentare il livello proteico.

Nonostante tutti i benefici derivanti dal consumo di insetti – oltre sul piano dell’impatto ambientale con un risparmio di mangime, acqua e superficie impiegata non possono essere ignorati tutti i benefici sul piano alimentare – c’è però ancora una certa resistenza. Un esempio emblematico è rappresentato dal caso di Biella.

Biella sarà la prima città d’Italia a vietare l’uso delle farine di insetti nelle mense scolastiche, come sottolineato da Alessio Ercoli, capogruppo della Lega in consiglio comunale, il quale ha preso le distanze da questi prodotti che non avrebbero nulla a che fare con le tradizioni e abitudini culinarie del posto.

Come avvicinare al consumo di insetti

Farina di grillo, Pixabay
Farina di grillo, Pixabay

Sia nel Nuovo che nel Vecchio Continente, il consumo di insetti si sta diffondendo sempre di più. Tuttavia la diffusione dei prodotti alimentari che li contengono nei mercati occidentali procede ancora con lentezza. Come intervenire per dare una svolta decisiva ed avvicinare i consumatori al consumo di insetti commestibili?

Rispetto all’argomento, negli ultimi anni diversi studi hanno cercato di fare luce sull’atteggiamento dei consumatori occidentali. Nella maggior parte dei casi l’introduzione di insetti nella loro dieta avrebbe a che fare con il desiderio di ridurre l’impatto ambientale di ciò che mangiano.

Ma come convincere nel modo corretto un consumatore scettico a mangiare insetti commestibili? Sicuramente non adottando un atteggiamento aggressivo. Da una metanalisi pubblicata su Appetite dai ricercatori dell’Università di Kassel, in Germania, sarebbe piuttosto emerso che avvicinare gradualmente all’argomento ed aumentare la familiarità in maniera soft sarebbe sicuramente il metodo più idoneo.

L’ideale, dunque, sarebbe proporre prodotti senza insistere sulle virtù ambientali.

I maggiori freni, quando si parla di insetti, restano ancora il disgusto e la “neofobia alimentare” ovvero il rifiuto a introdurre nuovi alimenti nella propria dieta e a provare nuovi sapori. In tali casi, secondo la maggior parte degli studi sul tema, la migliore strategia sarebbe quella di non dichiarare la presenza di insetti negli ingredienti.

Tuttavia, ciò in Europa sarebbe non solo impossibile legalmente ma anche controproducente. I consumatori, infatti, una volta scoperto di essere stati “ingannati” avrebbero ancora più diffidenza e la loro opinione rischierebbe di essere maggiormente caratterizzata dal pregiudizio.

Ecco allora che diventa di fondamentale importanza l’obbligo a inserire in etichetta la presenza di insetti. Così facendo si andrebbe a normalizzare tali ingredienti. A tal proposito sarebbe più efficace inserire il nome scientifico dell’insetto e un disegno stilizzato e generico piuttosto che dettagliato.

Acquista una certa importanza anche il prezzo: mantenerlo medio-alto dà indirettamente l’idea che si tratti di alimenti validi qualitativamente – come poi di fatto sono – e sottoposti ad adeguati (seppur costosi) controlli di qualità. Anche eventuali occasioni per poterli gustare (fiere, degustazioni, ecc…) potrebbero rappresentare un modo per avvicinare ulteriormente al consumo di insetti.

Gusto e consistenza rappresentano ulteriori elementi significativi: meglio ovviamente un sapore gradevole e che i prodotti con insetti fossero croccanti.

La metanalisi ha poi ribadito anche che i consumatori occidentali tenderebbero a gradire maggiormente le farine di insetto rispetto agli insetti interi. Inoltre, tra i vari insetti edibili, i consumatori europei ritengono più accettabili i grilli rispetto alle larve, spesso erroneamente associate all’idea di cibo andato a male.

Alle medesime conclusioni era giunta anche una metanalisi pubblicata su Foods all’inizio del 2023 e condotta dai ricercatori dell’Università di Torino, la quale aveva evidenziato quanto fosse importante far conoscere il grande valore nutrizionale degli insetti. Questi come ormai ampiamente noto, contengono una quantità di proteine tre volte maggiore rispetto alla carne di manzo a parità di peso.

L’aspetto legato alla sostenibilità ed all’ambiente, infatti, seppur sia considerato importante non sarebbe da solo sufficiente a modificare le abitudini alimentari dei consumatori.

Riassumendo, dunque, le esigenze del pubblico di consumatori occidentali rispetto al consumo di insetti edibili, ecco quali sarebbero le maggiori richieste alle quali venire incontro:

  • Informazioni chiare e corrette
  • Prodotti dal sapore apprezzabile
  • Prezzi accessibili ed occasioni per provarli.
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